Martedì 15 Aprile 2014, h 11:00
La banalità del male
Adattamento del saggio di Hannah Arendt
Novara, Teatro dell'Istituto Salesiano San Lorenzo
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Rappresentazione teatrale
Regia di: Paola Bigatto
Presenta: Giuseppe Mari, docente di Padagogia all’Università Cattolica - Brescia
A cura di: Comitato per il Progetto Passio
» Passio 2014: calendario

DESCRIZIONE

PRESENTAZIONE

Una lezione inconsueta, improvvisata all’università di Chicago da una docente d’eccezione: Hannah Arendt. È la finzione teatrale con cui Paola Bigatto conduce il pubblico a ripercorrere la genesi, lo sviluppo e gli esiti estremi del Nazismo. Una vicenda che la Arendt può conoscere da vicino come inviata a Gerusalemme del The New Yorker, nel 1961, alle 114 udienze del processo contro Otto Adolf Eichmann, colonnello delle SS e protagonista dell’organizzazione logistica dello sterminio. Gli articoli scritti per la rivista sono raccolti e rielaborati nel saggio “La banalità del male”. La sua pubblicazione, nel 1963, suscita enormi polemiche, sia per alcuni contenuti “scomodi”, sia per il “tono” e il linguaggio usato dalla filosofa, spesso duro, sarcastico, pieno di passionalità e a tratti oscuro. Un tono e un linguaggio cui Paola Bigatto dà voce, nella lezione-spettacolo, offrendo l’esempio morale della Arendt, osservatrice lucida e critica, implacabile nel denunciare il male estremo e la sua origine. Origine che non è lasciata alla semplice responsabilità dei vertici del nazismo, ma è rintracciata nella pigrizia mentale, nell’inattività sociale e politica, nel delegare ad altri le scelte di vita. Un “terreno di coltura” sempre potenzialmente presente, quando la coscienza etica si affievolisce e viene meno la capacità di pensare, di smascherare i messaggi distorti e le sottili manipolazioni del linguaggio che agiscono nelle coscienze e influenzano la vita politica. Il processo a Eichmann si conclude con la sua condanna a morte, eseguita il 31 maggio del 1962. Ma la lezione di Hannah Arendt termina con l’esempio positivo di un uomo, un semplice caporale dell’esercito tedesco, che riesce a sfuggire al meccanismo del “male banale”, esercitando capacità di giudizio e di sacrificio che traduce in scelte di vita esemplari per l’affermazione del bene.