Difficile da realizzare e durevole nel tempo. Sono queste le ragioni che hanno reso ricercata e preziosa nei secoli l'arte del mosaico, secondo Cecilia Proverbio, protagonista di un'incontro che, nella suggestiva cornice del Museo Lapidario di Novara, svolge un'esame delle origini e dell'evoluzione della tecnica di raffigurazione musiva. Frammenti di pietra e sottili laminee vitree vengono usate da esperti artigiani come tessere di raffigurazioni di tema mitologico che, con l'affermarsi del cristianesimo, lasciano spazio a scene dei Vangeli e immagini sacre. Diverse le figure all'opera: dal "pictor imaginarius", incaricato di realizzare il soggetto dell'immagine e di dipingerla sul supporto del mosaico, a quella dei suoi assistenti, esperti nel sovrappore all'immagine dipinta frammenti di pietra di forme e colori che la riproducano con la più grande fedeltà. Con la realizzazione delle grandi basiliche cristiane, la lucentezza diviene nuova fonte di attrattiva di queste raffigurazioni, perché capace di riflettere la luce, metafora di vita e di salvezza. Le chiese di Roma, e poi quelle di Ravenna, si rivestono così di mosaici, che con i caratteristici fondi blu e dorati conferiscono a scene e figure metafisica ieraticità.